Quando ci si deve sottoporre a una visita neuropsicologica?
In linea di massima, in qualunque caso si sia preoccupati circa la propria salute cognitiva. Possono esserci però dei momenti o delle situazioni in cui la visita risulta davvero di fondamentale importanza per il proprio benessere psicofisico.
Parliamo dei casi in cui si abbiano difficoltà a ricordare eventi, situazioni o persone, a prestare attenzione o a concentrarsi; in presenza di difficoltà a orientarsi negli ambienti familiari, difficoltà a ricordare la data; a riconoscere oggetti, a trovare le parole o a spiegare le cose; in presenza di condizioni mediche come esiti di ictus, malattie cerebrovascolari, encefaliti, neoplasie cerebrali, sclerosi multipla; a seguito di incidenti stradali o colpi alla testa, in caso di trauma cranio-encefalico effettivo o di disturbi soggettivi non meglio diagnosticati.
Infine, nel caso in cui si sospetti o si sia ricevuta diagnosi di demenza, malattia di Alzheimer o di Parkinson propria o di un familiare.
Se cerchi quindi una risposta alla domanda “Come sta il mio cervello?“, una valutazione neuropsicologica può aiutarti a capirlo.
Un’analisi completa può richiedere dalle due alle sei ore in funzione della complessità del caso e della condizione generale della persona (facile affaticabilità, confusione…). In seguito a un primo colloquio in cui si indaga la storia clinica e la motivazione per cui si richiede la visita, in genere sono necessari altri due – tre incontri.
“Qual è lo scopo della visita?”
La diagnosi funzionale è il primo passo da compiere per capire se e in quale grado è presente una compromissione cognitiva. I test che vengono somministrati vanno infatti ad identificare le funzioni mentali conservate e quelle compromesse al fine di indirizzare l’eventuale intervento di neuro-stimolazione o di neuro-riabilitazione.