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Donna e bambina

​​Le emozioni non stanno nel cuore ma nel cervello… Giovanna adesso lo sa

Se partiamo dall’affermazione che dà il titolo a questo caso, possiamo facilmente comprendere come, a seguito di una lesione cerebrale, possano manifestarsi veri e propri disturbi emotivi. Tra i più frequenti troviamo la difficoltà a controllare le proprie emozioni e la presenza di umore altalenante, dai cambiamenti repentini e a volte immotivati. Questi erano i sintomi presentati da Giovanna.

Una bella immagine discussa durante il trattamento con lei è stata quella delle montagne russe: è così, sento l’eccitazione che cresce come se fossi in cima alla salita prima del tuffo nel vuoto, poi arriva l’ansia e la paura di cadere, infine, una volta giù, la tristezza che si trasforma facilmente in rabbia; mi sento così, come se portassi il mio umore a fare un giro sulle montagne russe. 

Uscendo dalla metafora, è evidente come questa condizione possa causare, nella vita di tutti i giorni, problemi di vario tipo, ad esempio relazionali; è più difficile tollerare la frustrazione, trovare la pazienza di aspettare, accettare i cambiamenti. La labilità emotiva e l’umore altalenante possono essere conseguenze dirette del danno a carico delle aree che controllano le emozioni, oppure possono essere dei vissuti personali, delle reazioni naturali – in alcuni casi inadeguate – alla propria condizione di malattia.

Può capitare di ridere nonostante non ci si senta felici o di piangere senza esser tristi, così come di provare delle emozioni in netto contrasto con la situazione in cui ci si trova: ridere a crepapelle guardando la scena del Re Leone in cui Mufasa muore calpestato da una mandria in corsa, mentre Simba dall’alto chiama “papà!”.

Dunque, passando all’aspetto pratico, Giovanna ed i suoi familiari avevano bisogno di sapere in che modo potessero migliorare la situazione. Innanzitutto è da considerare che il cervello, per la sua meravigliosa natura, riesce a tornare spontaneamente ad avere un equilibrio per cui, nel giro di qualche settimana dopo la lesione, il problema sarebbe potuto rientrare da solo senza necessità di interventi.

Nel caso di Giovanna la situazione non migliorò in modo spontaneo, quindi è stato necessario il colloquio col neuropsicologo: questi ha infatti potuto individuare una strategia di azione e fornire a Giovanna gli strumenti per la gestione dell’emotività sia al lavoro che a casa, col marito e la figlia adolescente. Anche loro due sono stati aiutati a gestire quotidianamente i momenti di crisi e sono stati coinvolti nella terapia riabilitativa.

Le emozioni sono una fetta notevole della nostra vita privata, sociale. Un lavoro pratico ed attivo su di esse può fare la differenza. Giovanna oggi riesce a prevenire i sovraccarichi emotivi e, quando di rado questi arrivano, riesce a gestirli al meglio.

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