Il neuropsicologo per la diagnosi e il trattamento della malattia di Alzheimer
Oggi, 21 settembre, si torna a parlare a gran voce di Alzheimer in occasione della Giornata Mondiale 2016. La Federazione Alzheimer ha di recente diffuso un decalogo sui sintomi premonitori della malattia – che riporto qui di seguito – non per allarmismo, ma per aumentare la consapevolezza e favorire la cultura della prevenzione. In questa settimana, tra l’altro, in tutta Italia si stanno svolgendo check-up gratuiti delle funzioni mentali.
Ecco i 10 fattori da attenzionare:
- Perdita di memoria che compromette la capacità lavorativa
- Difficoltà nelle attività quotidiane
- Problemi di linguaggio (dimenticare parole semplici o sostituirle con parole improprie)
- Disorientamento nel tempo e nello spazio (perdere la strada di casa, non sapere dove ci si trova)
- Diminuzione della capacità di giudizio (vestirsi in modo inappropriato, per esempio indossare l’accappatoio per andare a fare la spesa)
- Difficoltà nel pensiero astratto (difficoltà a riconoscere i numeri o compiere calcoli)
- La cosa giusta al posto sbagliato (porre gli oggetti in luoghi davvero singolari, come un ferro da stiro nel congelatore)
- Cambiamenti di umore o di comportamento particolarmente repentini e senza alcuna ragione apparente
- Cambiamenti di personalità (da tranquillo a irascibile, sospettoso o diffidente)
- Mancanza di iniziativa in molte o in tutte le attività solite
Se una persona ha anche solo alcuni di questi sintomi è sicuramente consigliabile una visita medica (neurologo, geriatra) e, a completamento della stessa, è indispensabile il consulto di un neuropsicologo. Le linee guida che ci vengono dall’America (National Neurological Disorders and Stroke) sono chiare: per porre diagnosi di malattia di Alzheimer i deficit cognitivi di una sospetta demenza devono essere confermati da accurati test neuropsicologici.
Ma il lavoro del neuropsicologo non si limita alla diagnosi e all’identificazione delle difficoltà: arriva infatti a intercettare le funzioni mentali risparmiate per intervenire con una stimolazione cognitiva. Si tratta in particolare di un percorso specifico per ogni singolo soggetto che utilizza tecniche ed strategie mirate per massimizzare la funzionalità delle competenze residue e per mantenere il più a lungo possibile l’autonomia individuale.